Damiano Cunego: “Vedere una squadra dominante azzera le emozioni. Il ciclismo è esasperante”

Damiano Cunego torna a parlare di ciclismo. Poco dopo il suo ritiro ufficiale dal ciclismo professionistico, il veronese ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui ha rivissuto i momenti migliori e peggiori, per poi passare a parlare della situazione attuale dello sport. Vincitore del Giro d’Italia 2004 a soli 23 anni, nel suo palmarès figurano anche tre Giri di Lombardia (nel 2004, 2007 e 2008) e un’Amstel Gold Race (nel 2008), oltre all’argento nel mondiale italiano di Varese alle spalle del compagno Alessandro Ballan. Una carriera di tutto rispetto, anche se negli ultimi anni il veneto non è riuscito a ottenere risultati di altissimo livello.

Alla rosea ha parlato del suo addio, per poi effettuare un bilancio del suo ultimo anno: “Non è stato un addio improvviso, lo sapevamo da tempo. E poi mentalmente avevo concluso con il campionato italiano a giugno. Ho disputato gli ultimi mesi con la giusta consapevolezza. Purtroppo, non ho gareggiato per vincere, ma mi sono preparato bene dal punto di vista atletico. Nel complesso è andato tutto secondo le aspettative”.

Poi Cunego ha rivissuto i momenti migliori e parlato dei rimpianti della sua carriera: “Sono soddisfatto della mia carriera. Ogni volta in cui si parla di vittorie, la gente ricorda il Giro d’Italia o i tre Lombardia. Eppure, per me, tutti i successi hanno avuto un valore speciale, anche i centri nelle competizioni World Tour. Ad esempio, tengo molto ai miei tre Giri del Trentino. Ogni vittoria è unica, difficile sceglierne una particolare. E poi molti acuti sono stati inaspettati e per questo motivo assumono un sapore particolare. Non rimpiango tanto il Mondiale di Varese nel 2008, quanto piuttosto il secondo posto nella tappa dell’Alpe d’Huez nel 2006. Purtroppo non sono riuscito a tenere le ruote di Frank Schleck. Ed è un rimpianto che aumenta quando nel mondo mi chiedono se ho mai vinto una frazione della Grande Boucle”.

Il veronese ha poi analizzato i diversi cambiamenti nel mondo del ciclismo: “Ho iniziato con un certo tipo di ciclismo. Ora il livello è altissimo per la crescita di tante componenti, dalla preparazione atletica alla scelta dei materiali. È incredibile come ogni dettaglio possa fare la differenza e dare un vantaggio. Per me è stato sempre più difficile adattarmi a tutti questi cambiamenti. Inoltre, nel ciclismo attuale, basta una stagione difficile, con un eccessivo accumulo di stress o fatica, per perdere molto in termini di competitività e prestazioni. Per un giovane, è molto più semplice adattarsi ai tanti cambiamenti. Certo, poi bisogna sapersi gestire e capire come reinventarsi. Ci si può ritagliare un ruolo secondario o pensare gradualmente di lasciare. Per certi aspetti mette a disagio tutta questa maniacale ricerca della perfezione, perché appunto basta poco per rimanere indietro”.
In seguito l’argento di Varese 2008 ha commentato le parole di Sagan, che aveva definito il ciclismo noioso: “Mi trovo d’accordo con Peter. Mi spiego meglio: da spettatore, vedere una squadra dominante che si mette davanti e tiene un ritmo esasperato azzera le emozioni. Nessuno riesce ad avere fantasia, non succede niente. Dall’esterno può risultare noioso, ma da corridore posso dire che è veramente difficile fare di più: con un’andatura così elevata si è sempre costretti a rimanere davanti, per evitare di farsi sorprendere al primo restringimento della carreggiata o di farsi staccare rimanendo nel fondo del gruppo alla prima accelerazione. E per rimanere davanti serve una super squadra attrezzata per questo tipo di lavoro. Il vero problema resta lo squilibrio tra i top team e gli altri, ma questa è una questione riguardante anche gli altri sport”.
Infine qualche battuta sul suo futuro: “Utilizzerò ancora la bicicletta, l’attrezzo che mi ha fatto conoscere al mondo. Ora sto preparando al meglio un progetto interessante: mettere la mia esperienza al servizio di chi vorrà allenarsi con me. C’è l’idea di avviare questa esperienza con l’apertura di una palestra a Lugano, il luogo in cui ci sono state le condizioni per dar vita ad un’iniziativa simile. Lì potrò spiegare a chi lo vorrà metodi per allenarsi correttamente. E poi ci tengo a rimanere in forma per non mancare ad eventi in Giappone e negli Stati Uniti dove ho tanti fan”.
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